La storia di Vinted come non te l'hanno mai raccontata

La storia di Vinted come non te l'hanno mai raccontata

L'idea dell'app di second-hand è di una ragazza lituana che a un certo punto della sua vita deve trovare il modo di sbarazzarsi di una centinaia di vestiti

Vinted: storia dell'app di moda second hand più famosa in Europa ora

Mentre scrivo sto indossando uno dei miei maglioni preferiti: è nero, di Prada ma su Vinted l'ho pagato allo stesso prezzo di un qualsiasi articolo di fast fashion composto al cento per cento in poliammide. Su Vinted ho contrattato pezzi del mio armadio indimenticabili, come dei nuovissimi tacchi Dior by Raf Simons che ho acquistato per 60 euro, una gonna asimmetrica di Rick Owens che il proprietario premetteva essere scucita in un punto e per cui sono riuscita ad farla mia per 20 euro. Su Vinted ho venduto alcuni vestiti appartenuti a qualche ex, nella convinzione che la soddisfazione che mi avrebbe dato quel ritorno economico sarebbe riuscita a sovvenzionare in egual modo il mio cuore spezzato. È uno scatto automatico che fa il mio cervello ogni volta che vede un abito o un oggetto che “non dà più gioia”, come ha insegnato Marie Kondo, non a buttarlo via, ma a caricarlo su Vinted nella speranza di liberarmene per qualche soldo. Vinted è a tutti gli effetti l'app di moda second-hand più conosciuta in Europa al momento, eppure è da tanto che circola e nasce per sbaglio, come gli acquisti sbagliati che carichiamo sulla piattaforma.

Com'è nato Vinted

Aveva 22 anni la giovane Milda Mitkute quando fa il suo ingresso in una festa in casa nella capitale lituana di Vilnius. Corre l'anno 2008 e a quella festa Milda incontra un amico di vecchia data, Justas Janauskas, informatico, a cui racconta dopo qualche bicchiere di troppo di dover cambiare casa a breve e di non saper proprio che fare di tutti gli abiti che ha accumulato e che non le piacciono più. Milda è da sempre ossessionata dalla ricerca dei vestiti più nuovi sul mercato, corre dietro i brand emergenti e sfoggiarli le regala emozioni profondissime. La moda è da sempre il suo mezzo espressivo poiché è nata negli anni del crollo sovietico ed è cresciuta abbracciando la libertà che le restituiva il culto del consumismo sfrenato occidentale.

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L'amico che incontra alla festa in due settimane le mette in piedi un sito per vendere gli almeno cento abiti che non desidera più, un abbozzo di progetto così amatoriale che i primi giorni si dimentica perfino di mettere il pulsante “compra”. Dopo aver venduto i suoi cento vestiti, la parola si sparge, «essendo la Lituania un piccolo paesello alla fine», come racconta Milda in un'intervista al Guardian, e la gente si mostra interessata a prendere parte del progetto per disfarsi di abiti e quindi di vite passate accumulate nell'armadio. Il salto di qualità di Vinted arriva nel 2011 quando Milda ha un appuntamento con un finanziatore. Lui le chiede se ha idea di che cosa ha creato, e lei gli risponde ingenuamente di sì, «un'app dove le ragazze possono vendere i loro vestiti».

Vinted storia dell'app di moda second hand più famosa in Europa

La rivoluzione di Vinted

Grazie all'investitore che è riuscito a rendere profittevole l'applicazione, oggi Vinted è stato valutato in borsa per più di un miliardo di euro, oltre a contare 300 assunti nella sede principale a Vilnius e altri 1200 che lavorano per il progetto sparsi in tutto il mondo. Non esattamente la mole che sta dietro a una semplice "app dove le ragazze possono vendere i loro vestiti". C'è da dire che l'idea che sorregge Vinted non è per nulla rivoluzionaria, nel senso, esistevano da molto tempo altre applicazioni che permettevano di vendere prodotti, oggetti e vestiti di seconda mano, la più popolare tra tutti era eBay, per esempio. Oppure Depop, dove ragazze, celebrità e negozi fisici vendevano i vestiti che non desideravano più. La differenza che ha apportato Vinted è che è pensato proprio per persone che vendono senza velleità economiche, che non si muovono sapientemente nel sistema delle poste locali, ma che semplicemente vogliono regalare una nuova vita ad abiti che di vite ne hanno già vissute tante. La piattaforma è semplice e intuitiva da usare, l'app crea le etichette di spedizione e di reso così ti basta recarti alle poste senza calcolare i costi sempre variabili delle spedizioni. È possibile fare delle offerte e contrattare il prezzo, parlare con la persona, chiedere foto e informazioni aggiuntive. Non sono concesse foto prese da siti o scattate da altri: devono essere per forza genuine, predilette tra tutte quelle scattate nella cameretta. Infine la percentuale che trattiene Vinted è bassa rispetto alle altre app – si aggira tra il 5 e l'8 per cento in base al prezzo di vendita – e include un servizio di assistenza e di protezione acquisti nel caso in cui dovrebbe andare storto qualcosa. È raro che vada storto qualcosa quando gli utenti dell'applicazione rispecchiano i valori dell'applicazione stessa: ridurre lo spreco, favorire il dialogo, il risparmio, un'armonia delle immagini e soprattutto la gentilezza.

credits by vogue 


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