La notte a Parigi è sempre, da sempre, per sempre di Saint Laurent

La notte a Parigi è sempre, da sempre, per sempre di Saint Laurent

La notte a Parigi è sempre, da sempre, per sempre di Saint Laurent

Racconto emotivo-couture dalla sfilata Primavera Estate 2023.

models present creations for the saint laurent spring summer 2023 fashion show during the paris womenswear fashion week, in paris, on september 27, 2022 photo by geoffroy van der hasselt  afp photo by geoffroy van der hasseltafp via getty images
GEOFFROY VAN DER HASSELT

Sarà sempre e per sempre la Tour Eiffel la custode delle notti di Saint Laurent. E delle donne che attraversano sicure e sfacciate i giardini del Trocadéro. Due volte l’anno in occasione dello show della Fashion Week di Parigi. Oppure tutti i giorni, in occasione di quella non occasione che è lo scorrere della vita a Parigi. Che resta l’european dream per antonomasia, agenerazionale, difficile da non desiderare, almeno una volta nella vita. Un sentimento che è una rima baciata con ogni look Saint Laurent dagli anni di Yves a oggi, nell’era Anthony Vaccarello. Un’epoca couture che è una certezza, ça va sans dire, parallelamente opposta ai tempi incerti in cui abitiamo.

a model presents a creation for the saint laurent spring summer 2023 fashion show during the paris womenswear fashion week, in paris, on september 27, 2022 photo by geoffroy van der hasselt  afp photo by geoffroy van der hasseltafp via getty images
GEOFFROY VAN DER HASSELT
a model presents a creation for the saint laurent spring summer 2023 fashion show during the paris womenswear fashion week, in paris, on september 27, 2022 photo by geoffroy van der hasselt  afp photo by geoffroy van der hasseltafp via getty images
GEOFFROY VAN DER HASSELT

La Primavera Estate 2023 per il designer quarantenne si guarda dietro specchi di occhiali scuri, materici, scherma(n)ti, come quelli che potrebbero indossare due amanti che passeggiano in sordina qualche rue più in là dal caos assordante della Tour. Lei vestita con abiti in maglia non-maglia impalpabile, malva o caramello, lui le ha rubato un trench in pelle che sembra una scultura di Boccioni. La luce della luna sfiora solo quel bracciale dimenticato per finta sul polsino enorme di un cappotto enorme, sontuoso, bellissimo. Quell’accessorio racconta, inanimato, senza dire nulla, avventure marocchine, scorribande mitteleuropee, vite vissute fino all’ultimo ticchettio di orologio, o tacchettio di stiletto fantasma. Sembra quasi che il piede fluttui, inarcato, nel nulla. Solo un occhio attento scorge dall’orlo di un pareo di tulle, un sandalo che lascia ogni centimetro di pelle scoperta. Le voci pedanti, ansiogene eppure maledettamente ipnotiche dei cori colonna sonora cari a Vaccarello, rimbombano in apertura e in chiusura dello show, fra i vuoti di ferro lasciati da monsieur Eiffel. Ad ammorbidire, si fa per dire, animi e corpi, ci penseranno i tecno beat che avvolgono la parte centrale della sfilata. Quella dove long dress animalier e lingerie a vista ricordano al mondo che Parigi val bene una messa. E la sua chiesa è a punta, e brilla ogni ora per un minuto soltanto.

 

GEOFFROY VAN DER HASSELT

 

Credits by Vogue

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