Fashion Week: la moda uomo tra le aspettative e la routine

Fashion Week: la moda uomo tra le aspettative e la routine

I vestiti possono raccontare una società polarizzata? Aziende e stilisti hanno di che pensare. E lavorare. Innovazione o rifugio nelle sicurezze della routine? Le risposte arriveranno dalle sfilate. Forse

Di Michele Ciavarella 13 giugno 2024
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Scatti dall'ultima Milano Fashion Week: Gucci.

Puntuali più come un calendario che come un orologio: le sfilate delle collezioni maschili della primavera-estate 2025 sono implacabili come il solstizio d’estate. E, come quel fenomeno naturale del 20 giugno, che ormai non garantisce né la temperatura stagionale né il maggior numero di ore di luce (perché le nuvole cariche di acqua potrebbero oscurare il cielo) così le sfilate non garantiscono né orientamenti né punti di vista di assoluta garanzia.

Che Moda sarà? E, soprattutto, che Uomo disegnerà? A dire il vero, la cosa che sconcerta di più i consumatori ma anche le aziende, è che non sono chiare le aspettative: qual è la moda che racconta questi tempi in cui mondo è retto da una società polarizzata sui valori dello schieramento? Può la moda raccontare un momento storico di «o con me o contro di me»? Aziende e stilisti hanno di che pensare. Ma tutto lascia supporre che sceglieranno la strada attendista che suggerisce la routine: nulla di nuovo sotto il sole (anche quando c’è e se c’è).

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Scatti dall'ultima Milano Fashion Week: Prada.

È sicuramente un periodo difficile, ma forse proprio per questo più che rifugiarsi nelle sicurezze la moda dovrebbe spingere l’acceleratore sulle proposte capaci di sconvolgere i soliti giochi, buttare il cuore oltre l’ostacolo e inventarsi proposte alternative. In teoria ne è capace, in pratica lo fa al di sotto delle proprie capacità. Gli uffici del marketing frenano anche nei marchi più insospettabili nella convinzione che repetita iuvant e la sicurezza del dejà vu è più redditizia.

Sarà, ma i dati dei mercati, soprattutto di quelli ricchi molto amati dalle aziende che su quelli regolano i prezzi altissimi dei vestiti e degli accessori, dicono che non è proprio così. Vedremo se al grido della parola d’ordine «Prodotto! Prodotto! Prodotto!» i timori generali si scioglieranno in una tranquillità ritrovata oppure se gli stessi timori si trasformeranno in tanti incubi.

 

Milano in pole position

 

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Scatti dall'ultima Milano Fashion Week: Dolce&Gabbana.

Le date ufficiali di Milano Fashion Week sono da venerdì 14 a martedì 18 ma visto che il venerdì si inizia a sfilare alle 16:00 con Moschino e l’ultima sfilata è quella di Zegna delle 16:00 di lunedì, visto che martedì ci sono solo eventi digitali, le due mezze giornate e le due giornate costruiscono un appuntamento denso e interessante.

Intanto proprio con il ritorno di Moschino che con la guida di Adrian Appiolaza dà un segnale di interesse molto forte sul risveglio della piazza milanese. Che, ovviamente, con le conferme dei grandi players (da Prada a Dolce&Gabbana, Fendi, Giorgio Armani…) e la presenza di new generation (Magliano, JW Anderson, Dhruv Kapoor…) si dà il ruolo di esploratrice dell’esistente. E se si considera che il calendario è densissimo di sfilate e di presentazioni in un numero tale che si prospettano perfino sovrapposizioni, forse sarebbe arrivato il momento di prevedere un calendario più largo che si estenda almeno nel venerdì e nel lunedì che da metà potrebbero diventare piene. L’esempio c’è ed è vicino. A Parigi.

 

Parigi, il calendario espanso

 

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Scatti dall'ultima Paris Fashion Week: Louis Vuitton.

Le date dicono 18 - 23 giugno. Sei giorni. Neanche il Festival di Sanremo. Ma come fa il festival della canzone italiana per racimolare più sponsor, anche i calendari di Parigi si allungare dilatando gli appuntamenti che si dividono tra presentazioni e sfilate per avere maggiore audience e incrementare l’indotto (per la PFW della Donna, i giorni sono nove!).

La rilevanza della settimana parigina, però, è nettamente inferiore per presenze e fatturati di quella milanese, ma la diluizione nei sei giorni dei nomi di maggiore attrazione (apre Louis Vuitton by Pharrell Williams il 18 alle 20:30, la stessa ora in cui il 22 è prevista l’ultima sfilata della carriera di Dries Van Noten) garantisce la presenza continua di stampa e buyers.

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Scatti dall'ultima Paris Fashion Week: Dior Men.

Tanto più che molti quest’anno si fermeranno per il calendario dei 4 giorni della Haute Couture che va dal lunedì 24 al giovedì 27 (questa volta anticipato rispetto agli altri anni in vista del tempo necessario che serve al debutto delle Olimpiadi che iniziano il 26 luglio e poi all’improvviso ci si sono messe le elezioni politiche dopo il terremoto delle votazioni Europee), che risulta ancora più diluito visto che non sfila né Valentino (come annunciato all’indomani della nomina di Alessandro Michele alla direzione creativa) né Fendi che all’inizio era previsto in chiusura del giovedì 27 ma poi la sfilata della collezione by Kim Jones è stata annullata.

Come succede sempre, allora, anche questa Fashion Week sarà un termometro. Starà poi a chi dovere trovare i rimedi che indicherà la temperatura registrata. Perché, inutile nascondersi dietro un dito, il disagio che avvertono molti operatori del settore e in primo piano tutti i buyers e i titolari dei negozi multimarche (cioè il canale di vendita che si sta estinguendo in favore delle boutique monobrand), potrebbe trasformarsi in una malattia.

Credits by Style Magazine 


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